Aprile 1986: una esplosione terrificante avvenuta in una Centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina svonvolge buona parte dell’ Europa, compresa la nostra nazione sulla quale il vento trasporta la nube tossica sprigionatasi dall`esplosione. Dall`oggi al domani dobbiamo cambiare molte delle nostre abitudini, sopratutto alimentari, a cominciare dal consumo di latte, di prodotti della nostra terra e di ogni altro elemento presumibilmente contagiato dalle radiazioni. Siamo molto adirati con la Russia e ne abbiamo tutte le ragioni ma, da buoni strateghi della menzogna e delle false veritá per le quali noi italiani siamo maestri, continuiamo a tacere, almeno quei pochi che ne sono veramente a conoscenza, di quanto è accaduto dieci anni prima in Italia, a Seveso.
Ma torniamo al 1986.
Erano gli anni dell’esordio della amniocentesi per conoscere e prevenire la nascita di bambini affetti da malattie causate da problemi relativi ai cromosomi artefici di sindromi da forme e nomi svariati, quali la sindrome di down. Molto andava imputato alla nube tossica; ancora freschi di una legge approvata da pochi anni che consentiva alla donna di abortire in strutture pubbliche ed idonee ( vivaddio non più ricorrendo ai sistemi terrificanti in luoghi angusti),si riteneva opportuno sottoporre una donna in stato di gravidanza a questa indagine altamente invasiva oltre che per avere informazioni sullo stato del bambino che portava in grembo, anche per decidere, eventualmente, se andare avanti o no con la gravidanza. Purtroppo l’esame stesso, alcune volte, si rivelava causa di aborto, a prescindere dal risultato stesso.
Anche io,in quel periodo , stavo per vivere una esplosione tanto attesa e nelle stesso tempo tanto ritenuta improbabile. Il tuo arrivo giunse nel mio cuore una sera d’autunno, nel bagno di casa, mentre tutti dormivano e io attesi i cinque minuti tra i più lunghi della mia vita per fugare ogni dubbio circa la tua presenza.
E c’eri, caspita se c’eri!
Per una notte intera volli tenerti, oltre dentro il mio corpo, anche dentro la parte più nascosta del mio cuore dove eri già entrata a mia insaputa in punta di piedi e dove ancora volteggi nelle tue danze.
E quando qualcuno della mia famiglia, preoccupato per i miei 33 anni e per aver constatato intorno a sé casi di nascite di bimbi affetti da sindrome di Down, mi convinse a prendere un appuntamento per eseguire l’amniocentesi, ecco penso ancora adesso, a distanza di ventotto anni, che fu proprio quello il momento in cui riuscii a quantificare la potenza dell’amore che già si era insinuato fra noi due, un amore intenso e forte che avrebbe avuto la meglio su ogni grande o piccola imperfezione che tu avresti potuto avere e non mi sarebbe mai e poi mai passato per la mente il benché minimo dubbio sulla grande bellezza della tua venuta nella mia vita.
Un brivido di paura ancora oggi attraversa il mio corpo quando ripenso a quanto avrei potuto compromettere il tutto solo accettando di eseguire quell’esame così tanto invasivo.
Ringrazio Dio per essermi stato vicino quando rifiutai e non mi presentai all’appuntamento e lo ringrazio ancora e continuerò a farlo sempre per avermi donato una figlia “bella come il sole” e forse anche di più, che con la sua intelligente vivacità continua a farmi sentire felice.
La mamma con l’eskimo